giovedì 29 maggio 2014

Lo scorpione

   Discendente diretto della balista, lo scorpione si distingueva per le ridotte dimensioni che garantivano un agevole trasporto ed uso sul campo di battaglia. Venne sviluppato da ingegneri romani in tarda età repubblicana e divenne in breve tempo una delle armi più diffuse nell'esercito romano.


"Un Gallo, davanti a una porta della città, gettava nel fuoco in direzione
della torre pezzi di sego e di pece che gli venivano dati con passaggio
di mano in mano; fu colpito al fianco destro da una saetta lanciata da
uno scorpione e cadde morto. Uno di quelli che gli erano più
vicini, scavalcò il cadavere ed assunse la sua stessa funzione; costui fu
colpito a morte nello stesso modo e un altro lo sostituì, poi un quarto
sostituì il terzo..." Libro VII XXV; pagina 392. 

    Il meccanismo di lancio era del tutto simile a quello della balista. Anche in questo caso, la spinta di lancio era ottenuta tramite due fasci di corde parallele, attraversati entrambi da due pali distinti. Le estremità di quest'ultimi erano collegate ad un carrello, sul quale giaceva l'alloggiamento per il proiettile. Il carrello era posizionato su una trave passante attraverso lo spazio presente tra le due matasse di corde. L'intera struttura era sorretta da un cavalletto. Lo scorpione scagliava dardi di 70 cm circa con tiro diretto. Si otteneva una buona precisione fino ai 100 m; la gittata utile era di circa 400 m.
   Lo scorpione, apprezzato per la sua precisione e per la facilità di trasporto, venne usato diffusamente dall'esercito romano. In particolare, venne impiegato nel tiro di precisione o, sfruttando tutta la sua gittata, in batteria, per svoltire le linee nemiche.

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